Anemia da carenza di ferro (sideropenica)
Definizione
Condizione caratterizzata da una ridotta concentrazione di emoglobina nel sangue dovuta a un'insufficiente disponibilità di ferro, un importante componente della molecola coinvolto direttamente nel trasporto dell'ossigeno.
È il tipo di anemia più comune a livello globale e può insorgere per un apporto alimentare insufficiente di ferro, perdite ematiche (mestruazioni abbondanti, emorragie), aumentato fabbisogno o ridotto assorbimento intestinale.
Il fabbisogno giornaliero di ferro è stimato in 10 mg per i maschi adulti e 18 mg per le femmine in età fertile; in gravidanza, arriva a 27 mg al giorno.
Effetti sulla salute
Quando le riserve di ferro si esauriscono, si riduce la capacità del sangue di ossigenare adeguatamente i tessuti. Clinicamente, l’anemia che ne consegue si manifesta con astenia, pallore, tachipnea (respiro accelerato), tachicardia, affanno, cefalea e difficoltà di concentrazione.
Gli esami ematochimici tipicamente evidenziano: emoglobina e ferritina ridotte, ematocrito basso, globuli rossi piccoli e pallidi (microcitici e ipocromici), transferrina aumentata (ma con scarsa saturazione).
Miti da sfatare
È importante distinguere tra ferro-eme, presente in alimenti di origine animale e più biodisponibile, e ferro non-eme, contenuto nei vegetali. Tuttavia, l'anemia da carenza di ferro non riguarda solo chi segue una dieta vegetariana o vegana. Anzi, il ferro non-eme rappresenta anche per i carnivori la forma prevalente nella dieta (nella carne stessa equivale a circa il 60% del ferro totale). Partendo da questo presupposto, è essenziale integrare regolarmente nella propria dieta gli alimenti vegetali che ne sono più ricchi e ottimizzarne l’assorbimento con l’abbinamento a una fonte di vitamina C.