Celiachia

Definizione

Malattia infiammatoria autoimmune dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine in soggetti geneticamente predisposti. Il glutine è un complesso proteico presente in cereali come grano, farro, segale, orzo, spelta e avena contaminata, che si forma dall’unione di gliadina e glutenina in presenza di acqua.

Negli ultimi anni sta emergendo una condizione distinta, ancora oggetto di studio, chiamata sensibilità al glutine non celiaca, che non comporta danni intestinali ma presenta sintomi simili.

Fisiopatologia

L’ingestione di glutine attiva una risposta immunitaria abnorme che provoca un danneggiamento della mucosa intestinale, in particolare dei villi intestinali, con conseguente malassorbimento di nutrienti. Nei soggetti affetti, l’esposizione continua al glutine può comportare complicanze serie come osteoporosi, infertilità, anemia sideropenica e, in casi estremi, linfoma intestinale.

La diagnosi si basa su:

• esami sierologici (anticorpi anti-transglutaminasi tissutale e anti-endomisio);
• biopsia duodenale per confermare l’atrofia dei villi.

È fondamentale che gli esami vengano effettuati prima di iniziare una dieta priva di glutine, per evitare risultati falsamente negativi.

L’unica terapia efficace è una dieta rigorosamente priva di glutine per tutta la vita. Ciò significa evitare non solo cereali contenenti glutine, ma anche tutti i prodotti trasformati che potrebbero contenerne tracce.

Secondo la normativa europea, un alimento può essere etichettato “senza glutine” se contiene meno di 20 ppm (mg/kg) di glutine.

 

Falsi miti

La celiachia non può essere prevenuta, nemmeno con il ritardo o la precocità nell’introduzione del glutine nell’alimentazione infantile.

Altrettanto falso è che la dieta senza glutine sia per tutti più sana o più leggera: nei non celiaci, eliminarlo senza motivo è inutile e può essere dannoso, dato che molti alimenti gluten free industriali sono poveri di fibra e micronutrienti.